sabato 17 marzo 2012

Donne e lavoratrici in piazza a Palermo.Tensione davanti la Regione.

Ancora una volta, nella giornata in cui è forte il ricordo di un incubo che è divenuto simbolo di emancipazione di quello che chiamano sesso debole, a Palermo si è deciso di scendere in piazza con un corteo. Donne e lavoratrici hanno attraversato le vie del centro, decidendo di continuare a caratterizzare una giornata con un messaggio, semplice e potente : l'unica emancipazione è la rivolta. La mente va alle donne della Val di Susa, che continuano a supportare e portare avanti la lotta contro l'alta velocità, alle 239 lavoratrici della Omsa che erano state messe in cassa integrazione ma che poi, grazie alla
mobilitazione generale di migliaia di donne in tutta Italia, sono riuscite a far fare un passo indietro alla azienda, il pensiero va anche alle casse-integrate della Fiat, a tutte le donne sottopagate e sfruttate,  a tutte le donne che stanno facendo i conti con questa crisi. Si parla, durante il corteo, anche di tutte quelle donne che continuano a subire violenze da una società che scivola sempre più verso un maschilismo sfrenato. Ma, soprattutto, si parla di quelle donne scese in corteo a fianco di altre donne che conoscono questo periodo buio, che cercano di emergere dal baratro della precarietà e che non temono la repressione, sanno cosa vogliono e non hanno paura di prenderselo.

Il corteo ha attraversato le vie del centro cittadino diregendosi verso il Palazzo della Regione, unica controparte istituzionale rimasta nella città, città abbandonata allo sfacelo totale e con la poltrona del sindaco ancora vuota vista la fuga del fu sindaco Cammarata. Le lavoratrici vogliono delle risposte, sono stanche della precarietà alla quale sono relegate e pretendono che le loro richiesta non resti solo l'eco lontana di una lamentela, ma, cercando di forzare il cordone di forze dell'ordine vogliono entrare in quel palazzo, vogliono trovarsi faccia a faccia con chi, giorno dopo giorno, affossa sempre più quest'isola lasciandola alla mercè della crisi. Le donne, le lavoratrici, le precarie e le disoccupate hanno le risposte e sanno che quel che chiedono si può ottere solo con la lotta e senza la paura della repressione.